Tesi di Laurea
La fotogrammetria digitale multi-temporale d'archivio per l'analisi delle variazioni planimetriche costiere

SOCET SET.



Anche se il nostro studio si snoderà attraverso l’analisi della precisione ottenibile dall’uso di diversi strumenti, è bene sottolineare che il supporto di misura prima deve essere ricavato dalle operazioni di orientamento interno ed esterno descritte, in termini teorici, nel secondo capitolo. Le elaborazioni fotogrammetriche sono state eseguite con una stazione fotogrammetria digitale operante con Socet Set sviluppato dalla Bae System. Il nome è l’acronimo di SoftCopy Exploitation Tool Set un gioco di parole che riprede il significato di chiave a tubo (Socket Set), evidentemente qui è inteso come strumento a servizio del tecnico. La sua storia ha inizio nel 1.989, con il progetto di ricerca messo in piedi da Jim Gambale con la società GDE Systems, una sussidiaria della General Dynamics, azienda statunitense operante nel campo militare. Lo studio si è avvalso delle conoscenze tecniche della Helava Associates di Uki Helava, è per questa ragione che il programma, nei primi tempi, era noto con il suo nome. Il software, fino al 1.992, fu distribuito solo a clienti governativi, mentre dal 1.996 è reso disponibile anche per la piattaforma Windows, anche se Linux continuerà ad essere supportato. Socet Set (Fig. 4.1) si presenta come un software dalla ragionevole curva d’apprendimento, quindi un applicativo versatile, con un’ampia base d’utenza. Ora si andrà ad esporre il percorso logico che si è seguito nella restituzione (orientamento interno ed esterno) della levata del 1.990 di Le Castella, composta da tre fotogrammi. Si porrà attenzione alle precisioni ottenute nel processo, in questo caso pratico.

Fig. 4.1 – L’interfaccia del programma, qui ripresa durante l’operazione di collimazione di un punto fotogrammetrico d’appoggio (PFA).

Le precisioni sono espresse sia in funzione alle coordinate oggetto, quindi nelle sue tre dimensioni spaziali, sia in funzione delle coordinate immagine. Per quest’ultime ci si pone l’obbiettivo di rimanere al di sotto dei 0,5 pixel, dato che questa dimensione rappresenta la minima entità distinguibile dall’operatore. Per quanto attiene alle coordinate oggetto, si noti le migliori prestazioni lungo la coordinata Z, in termini di precisione, diversamente da quanto previsto dai ragionamenti teorici, a dimostrazione di quanto le differenti condizioni al contorno, e la distribuzione dei punti d’appoggio e di legame, influenzino i risultati finali. Se le precisioni ottenute appaiono, in termini assoluti, sufficienti allo scopo preposto, cioè al tracciamento delle linee di riva, e nelle valutazione della precisione per confronto, un veloce controllo di accettabilità può essere condotto utilizzando le relazioni già viste, che qui richiamiamo.

I valori ricavati dal processo di restituzione rientrano ampiamente nei limiti stabiliti dalle relazioni di controllo, nate in epoca analitica, ma considerate ancor oggi applicabili. Sempre in riferimento ai prodotti della restituzione fotogrammetria e, trascurando i singoli passaggi, si sottolinea che il DSM ricavato è un grid che presenta un passo griglia pari a 5 metri, ottenuto nelle zone di sovrapposizione stereoscopica dei tre fotogrammi. Il DSM è stato successivamente corretto, dato che i punti vengono generati con tecniche di IM (Image Matching), e nelle zone di mare, tali algoritmi falliscono, con la conseguente generazione di artefatti. Sarà premura dell’operatore intervenire manualmente, fissando delle zone di egual quota, e seguendo l’andamento costale: la quota di riferimento sarà quella del livello medio mare, dato che il DEM deve essere co-registrato ad essa. Socet Set ne permette l’esportazione anche come semplice file ASCII, quindi un file di testo, ove le coordinate dei singoli nodi sono ordinate per righe e colonne, formato che ne consente la successiva lettura e trattamento da parte di altri applicativi tecnici.

A partire dal DSM è possibile ricavarci l’ortofoto, la cui generazione richiede la conoscenza delle quote di tutti i punti interessati, quindi l’ortofoto avrà un abbraccio al massimo pari a quella del DSM d’appoggio. Alla luce di questa considerazione, si è scelto di generare anche l’ortofoto del 2003 utilizzando il DSM del 1990, ipotizzando ragionevolmente una scarsa variazione dei profili orogenici, e comunque contenuti nelle incertezze di valutazione. Ciò permette di utilizzare per intero il contenuto radiometrico a disposizione, considerato che la scala media del volo 2003 è più grande rispetto a quella del volo temporalmente precedente.